Sogni di luce

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M’incazzo da formatore, e ancor di più da collega!

E brava alla stampa specializzata su roba regionale. Brava a sparare alla croce rossa, rappresentata in questo caso dalla formazione professionale a finanziamento regionale. Facile buttare benzina sul fuoco se…il “sacro fuoco” dell’ispirazione dialettica mira ad un realismo che sa di disfattismo. Anch’io scrivo, ufficialmente da un quarto di secolo, da quando molti laureati e laureate in Scienze della Comunicazione + master e stage in plurititolate testate, vedevano i primi peli pubici spuntare impertinenti ove prima v’erano rosee implumità. E scrivo per passione, per cultura, per coraggio e non per mestiere, o per ideologia, tantomeno per vendere. Scrivo per divulgare “verità” a me vicine, alle quali provo ad accostarmici; ma le verità lontane, o non le sfioro, od uso parecchia parsimonia di verbi all’indicativo. Scrivo anche per adrenalina, ma campo facendo altre cose, ad esempio, il formatore di Informatica e scienze legate alla comunicazione nei corsi di Formazione Professionale. Scrivo e dirigo testate editoriali perché voglio “crescere” giovani che facciano tesoro della mia esperienza. Tutte le genti di Sicilia, ed anche qualcuna in più, hanno ormai saputo tutto sulla diatriba del comparto, della manifestazione del trentuno marzo scorso a Palermo, del ritiro del Piano Incardona da parte del Governatore Lombardo. Hanno saputo della marcia dei seimila fessi che sono sul groppone della collettività siciliana e (in quota) anche Comunitaria Europea. Problemi vecchi che si ripetono sempre uguali, adattissimi e media e cronisti mandati con il macete a mietere la quotidiana dose di sensazionalismo. Il “sistema” formativo regionale è stato raccontato onestamente, ma l’uso delle parole, i riferimenti, le persone “sentite sui fatti”, le cose sottaciute per ignoranza, superficialità, inopportunità o freddo calcolo, hanno fatto puntare il convincimento e la percezione dei lettori in una direzione molto chiara: gli operatori (ergo, le persone che “ci” lavorano) sono descritti come facenti parte di una inutilità sociale, arretrati, retaggio quasi mafioso o tardo-tangentopolitano, accozzaglia di mangiastipendi a tradimento. Credo che un cronista, e al relativo Direttore, a mio modo di vedere, e mi riferisco al dott. Carlo Alberto Tregua e a Michele Giuliano, che stimo ad apprezzo ciecamente perché seguo e mi ispiro ai loro scritti, nonché alla agenzia ASCA, tra le più belle realtà dell’informazione di oggi, debbano muoversi in una modalità etica, e non per restituire ai fruitori la sensazione il “verbo” sia “vendere” o peggio, per eseguire le istruzioni di chissà quale scuderia (il caso Mentana sanguina ancora). Che l’informazione Siciliana, Quotidiana, o Televisiva abbia determinati assetti politico-economici-societari, incastrati al loro stesso interno come matrioske, non sono io a doverlo ricordare né ad averlo scoperto, ma questo mettiamolo da parte e torniamo a noi. Quando io scrivo o commissiono ai miei collaboratori una inchiesta, osservo questo vademecum: 1) conoscenza dei fatti 2) preparazione etica e tecnica 3) rispetto delle parti 4) denuncia & propositività. Mai avuto problemi, eccetto (se me lo passate) di aver diviso il club dei miei conoscenti in due sotto-squadre: chi mi odia e chi mi ama. Il secondo, credetemi, parecchio meno numeroso, me lo sono fatto bastare. Me ne sbatto se poi “vendo” meno. Il sistema della F.P., quando si ammala, posso dire, di conoscerlo anch’io: 1) Enti, Corsi, Allievi “fantasma” & soldi reali 2) Bilanci “creativi” 3) Assunzioni mai bloccate e solo su cooptazioni clientelari politico-familiari 4) “modus” attraverso il quale sostenere segreterie politiche, manovalanza, utenze, sedi, Adsl, Congressi, Manifesti murali ed imbonimento pubblicitario dei Media… o di certi Media 5) Corsi e Progetti talvolta obsoleti e fuori Mercato, o addirittura qualifiche … comiche. 6) suddivisione in Enti “storici”, collegati ai sindacati o a corporazioni di ampio respiro e con chiare ed individuabili finalità, con operatori ed operatrici assunti a tempo Pieno e Indeterminato, effetto dello sfruttamento della legge regionale (ora chiamata ex) 24/76 a sua volta antesignana della 285, ed enti “non storici” poiché promanazione di sigle ed acronimi riconducibili alla lista di assessori al lavoro degli ultimi 15 anni, che hanno formato enti e assunto interi clan familiari, senza criteri meritocratici, creando colpevolmente la stranissima, paradossale categoria del precariato della Formazione Professionale, docenti a Tempo Determinato, o addirittura a Tempo Indeterminato con spezzoni di cattedra e quindi ben al di sotto del full time ed in molti casi anche del part time. Potrei arrivare sino a 99), ma ho citato solo 6 macro-punti…il resto lo facciamo aggiungere ai lettori che hanno avuto esperienze negative o che hanno subìto le strane “leggi non scritte” della FP regionale. Ma conoscere questo, colleghi giornalisti, cari lettori non basta per le inchieste a tutto tondo in concomitanza con la solita decretazione del PROF e la solita “marcia dei pinguini” a Palermo, ovviamente senza offesa né dei pinguini né dei formatori che sono sfilati sino a sotto il balcone di Lombardo. C’è dell’altro, che magari “vende” un po’ meno e che andrebbe scritto in corpo 7 in 48ª pagina in taglio basso, oppure cassato quando l’argomento prende le luci della ribalta. Il “sistema”, così massacrato da certi media, sconosce le realtà delle insegnanti di ricamo, di sartoria, di ortofrutticultura, estetica, acconciatura, massaggio che hanno la V Elementare e 50 anni di età, assunti da 30 anni. Credetemi,… non hanno rubato nulla e non rubano nulla. Oggi, come ieri, ci sono “i raccomandati”, “i figli di”, assunti da Presidenti, Direttori e membri di CDA senza scrupoli che hanno apposto i loro cognomi, con arroganza nei posti liberi in pianta organico ovvero disegnato, e poi costruito determinati corsi sui curriculum di figli, mogli, comari e dirimpettai, prosciugando le “economie di gestione” che alcuni Enti probi e quasi onesti riuscivano ad accumulare ed onestamente a restituire all’Assessorato al lavoro, oppure reimpiegarle a conguaglio quando si interrompevano le elargizioni degli stipendi. Assunzioni immeritocratiche che calpestavano i faldoni e faldoni di “istanze di assunzione” raccolte con sorrisi di sardonica commiserazione quando migliaia di neo diplomati o neo laureati “figghi du zzu nuddu” li portavano o li spedivano.

Il vero tarlo del sistema sono le Dirigenze, i Consigli di Amministrazione, Presidenti, generali e colonnelli capaci di creare o di concorrere a creare buchi e clientele, storture e malcontento; tutti terminali di un sistema politico malato quando era in mano agli onorevoli, moribondo quando fu in mano ai funzionari, morto ma spacciato per comatoso ora che sta tornando in mano ai “nuovi politici”, pericolosi perché operano imprevedibilmente, senza gli schemi del passato.. E i candidati all’ARS che nell’ultimo quindicennio hanno tentato di rilanciare il settore (il più delle volte non riuscendoci) salvo poi pagare all’incasso le cambiali disseminate nella raccolta delle preferenze, o dei blocchi di preferenze, così forse si capisce meglio. Se un Ente fallisce, i primi a perderci sono … gli ultimi, cioè quelle famiglie di dipendenti, che hanno avuto il loro sostentamento dalla “vita” di quell’ente. Che non hanno ammortizzatori sociali, che non hanno referenti politici validi, che sono stati sottopagati, e in ritardo per giunta. Lo spauracchio peggiore? la frase “mobilità a ore zero”, che il più delle volte significa mesi di stipendio persi per sempre, ovvero briciole di ore raccattate qua e là talvolta ben oltre i 40 km contrattuali, su malattie lungodegenti, e maternità a rischio. Nessuno dei veri responsabili patirà altro se non una debacle “morale”, di “notorietà”, di aver mandato a catafottere una sigla gloriosa, protagonista magari quando c’erano le vere campagne sociali e politiche da condurre per far diventare adulta un’Italia ancora adolescente. Altri tempi. Non se ne dolga nessuno, ora di queste “sconfitte”, perché “quelle” famiglie non vivono solo di formazione, ma c’è tutta una galassia di escamotage per non dipenderne in modo esclusivo: posti impiegatizi di vertice in comuni, province, sindacati, regioni, imprese, consulenze, e spesso anche investimenti immobiliari e compartecipazione societarie. Accànisciunèffess. Ora vi provoco io, cari ASCA, Tregua e Giuliano, con un paradosso: gli operatori della formazione professionale regionale siciliana sono tra gli ultimi a dare segni di sofferenza per l’incipiente crisi globale. E non perché sono plurimiliardari. Perché sono abituati a semestri di ritardo degli stipendi, perché da sempre non possono fare gli acquisti di Natale poiché dopo S.Stefano di solito arrivano 4 mensilità in una volta, tutti reinvestiti in finanziarie e Bollette arretrate; e perché a Pasqua si arriva sempre con un ritardo di 3 o 4 mensilità, salvo poi, quando paiono sbloccarsi, la regolarità si conclude sempre nel mese di Agosto. E il ciclo si ripete. La pianificate voi una “tranquillità economica familiare”? spesso non si riesce. Macchè crisi e crisi. “Venghino”, cronisti e free-lance di belle speranze, nelle tane della formazione, in quelle iniziative che non interessano a nessuno perché non c’è glamour, non c’è appeal, non fanno apparentemente notizia, e i vs.direttori carnivori tacciano sempre di “aria fritta”; “venghino” a vedere come si dà educazione, mestiere, titoli e possibilità di continuare nelle scuole statali ai minori in dispersione scolastica, nelle zone degradate dei capoluoghi siciliani, con gli allievi espressione diretta del peggior degrado sociale del Sud Italia, venghino a vedere come dei diversamente abili rilegano i libri danneggiati, venghino a vedere come detenuti e detenute diventano sarte, elettricisti, idraulici, falegnami, esperti montatori di condizionamento e refrigerazione, o riparatori Radio TV. O come si è in prima linea a riaprire i confini della speranza ai tossici appena usciti dai tunnel dell’eroina. Niente, … di tutto questo non si ha cognizione. Certo, ci sono gli allievi “normodotati” che costituiscono anche il grosso del movimento, della base degli Enti. Quando li facciamo diventare Barman, commis di cucina, pizzaioli o insegniamo loro, semplicemente, il computer, non crediamo di fare un danno alla Nazione, né quando prendiamo classi di allievi lavoratori e dopo le 150 ore studio previste dalla maggioranza dei contratti, permettiamo loro di approcciare a procedure lavorative automatizzate. E a scorrere gli avanzamenti di carriera. Gratificazioni? Nulla. Lavoro? Tantissimo. C’è gente che non ha mai smesso di specializzarsi o di continuare a studiare, e ha sanato il suo peccato originale (l’essere entrato più o meno immeritocraticamente senza pubblico concorso), con anni di dedizione e di sacrificio. Altri non l’hanno fatto. C’è chi ha un curriculum Europeo di sette pagine, con certificazioni Microsoft e la coscienza pulita. Io offro conoscenze di informatica, e c’è sempre una robusta richiesta di candidati allievi senza alcuna conoscenza che vorrebbero essere formati gratuitamente, per cui mi sento ancora utile. Che poi siano sorti enti come funghi, ci costringano a lavorare con PC datati, e ci facciano iniziare a giugno, dovreste dirmi voi il perché: io l’informatica già la so e per mia regola mi aggiorno di continuo dal primo giorno di docenza. Ognuno ha la sua storia? se la tenga. I sistemi formativi regionali sono implosi anche in altre regioni (Sardegna e Puglia quelle che ricordo): ma mai le aggressioni mediatiche hanno raggiunto i livelli di guardia riscontrati in questa ultima settimana; si seppe solamente che il riassorbimento degli operatori rimasti a spasso, tra la Pubblica Amministrazione, fu più veloce per chi insegnava Informatica, Comunicazione, Inglese, e meno per le altre figure. Amministrativi, tutor, formatori, progettisti, orientatori non sono le foglie di fico sulle nudità di Direttori Provinciali o Presidenti più o meno sprovveduti, o forse troppo avveduti per gli affiliati ai propri clan e giammai per la gente comune, i cosiddetti “senzasponsor”. Eccola, sta tutta qui la miopia di cronisti che sanno solo puntare il dito sui troppi assistenti all’infanzia o assistenti domiciliari decretati ed a parrucchieri ed operatori al computer non decretati. Dietro quelle “scelte” di Incardona e del Comitato Regionale per l’Impiego, poi rigettate da Lombardo, ci sono nuovi assunti “al solito modo” che lavorano e “vecchi assunti” a tempo indeterminato che dovranno trovarsi le ore in giro per il mondo. La metodologia usata ed i criteri adottati per la valutazione dei progetti, ha messo nelle condizioni Incardona ad essere pressato. Da un lato, la sua idea ed il suo modo di “leggere” il mercato; dall’altro le esigenze degli enti storici, proponenti che progettano con un immane sforzo di far quadrare personale, titoli di studio in fascicolo personale, ore, cattedre, sedi e rispondenza rispetto alle richieste dei candidati allievi, che nel frattempo, diciamolo anche se molti tacciono, fanno le preiscrizioni per bruciare i tempi di avviamento delle attività corsuali. Un ente è “storico” per una importante sigla sindacale nel suo acronimo, è storico se c’è la Chiesa dietro (nessuno spari al Clero), un sindacato che nell’animo si divide per metà in una desueta parte datoriale e dall’altra per la tradizionale tendenza a difendere i diritti dei lavoratori, in una sorta di sicilianissimo conflitto d’interessi fatto in casa. Un Ente, invece, non è storico, ma è un ente “moderno” che progetta “meglio” se è nato da poco o pochissimo e se, guarda tu il caso, è riconducibile ad un neo Onorevole dell’ARS, o a qualche ennesimo assessore al lavoro, che è pure meglio, indipendentemente se è del presente o degli ultimi quindici anni. Una volta “nato”, l’ente si storicizza, ma questo non lo scrive nessuno. Qui val la pena aprire un inciso purtroppo un tantino tecnico. Di recente, la Regione per soppesare la bontà e la salute degli Enti ha inventato una procedura, chiamata “accreditamento”, che attraverso un sistema premiale di punteggi a parametro, attesta la “degnità” a ricevere finanziamenti per progetti di formazione. Tra gli items che ricordo vi è il grado di penetrazione ed interazione con il territorio, attraverso partenariati, convenzioni, coprogettualità, accordi, protocolli, scambi etc; poi c’è anche la esigenza di un biennio di presenza operativa, sul territorio. E qui, secondo molti, casa l’asino. Un Ente che si affaccia per la prima volta al capezzolo assessoriale, dove produrre una carriola di faldoni di carte per l’accreditamento, ed entrare nel novero della top ten della FP regionale…ma cosa scriverà nella finca degli anni pregressi di attività formativa, questo non è dato sapere. “Eppur nascono”, scriverei io, e come Galileo potrebbero anche condannarmi all’abiura. Come si vede, la “storicità” non è il vero dilemma di tutto questo ambaradan: noi operatori ce ne freghiamo. Vogliamo solo fare dignitosamente il nostro mestiere, ovvero essere posti in una scala di mobilità territorialmente sicura, trasparente, non selvaggia, né mediata da chicchessia. O essere riqualificati onestamente, in modo che il docente di informatica già certificato Microsoft, non abbia problemi ad imparare il moderno software di editoria elettronica computerizzata, ma non gli venga neanche chiesto di portare comitive in giro per monumenti. Così anche la ex magliaia o ricamatrice riuscirà trovare una giusta collocazione che sia utile per sé, per la Regione, per il PIL, per gli allievi… e toh, anche per i giornalisti siciliani. In definitiva, rendere gli Enti più agili, snellendoli della vergognosa quota di Non docenti rispetto ai docenti (stravolta rispetto al parametro “inventato” negli anni ’70 di un amministrativo per due istruttori, che adesso è diametralmente diventata al contrario), con una capillarizzazione dell’offerta formativa d’aula tenuta in vita da Docenti e tutor. E poi, consentire comodi “scivoli” pensionistici agli over 50 non riqualificabili ovvero un ingresso incentivato negli organi assessoriali regionali, provinciali, comunali, nazionali, dislocati sul territorio. Oppure mandarci a casa, o ancora metterci a morte al rogo, in pubblica piazza. Ed ora, timidamente, cominciamo, cari colleghi, a chiudere con i botti di fine articolo. Il Fondo Sociale Europeo ha finanziato e, sotto mentite spoglie, probabilmente continua a farlo anche adesso, una super-formazione con super-qualifiche associabili a quelle della…. formazione “normale”. Docenti pagati anche 60 euro l’ora, migliori attrezzature, sedi mozzafiato, diaria allievi più alta, e vere opportunità di stage formativi al di fuori della Regione, (un tempo anche una piccola ma significativa quota di finanziamento per il quale non occorreva produrre giustificativi contabili). La proporzione: 1 a 4, cioè un Esperto Elaborazione Dati secondo la legge 24/76 costava 125 milioni di lire ed un Operatore Office Automation anche 500 milioni di lire. I programmi? Quasi identici. Anni belli eh? Non so se siano già finiti. Giuliano, sul Quotidiano di Sicilia “scopre” che gli impiantisti di pannelli solari e celle fotovoltaiche sono stati cassati dal decreto di quest’anno. La cosa, in sè non odora certo di bruciato, ma emergerebbe in tutta la sua efferatezza che questa nicchia di economia in fortissima espansione, attualmente è in mano al o ai gestori elettrici, in partenariato con una o pochissime società del settore; e solo attraverso la triangolazione con il privato, fiducioso di risparmio in bolletta, ma “cieco” sull’argomento, è possibile accedere a finanziamenti, agevolazione statali, perizie gratuite. Si tenga conto che auto costruirsi un pannello fotovoltaico, pur facendo le stesse procedure e gli stessi materiali dei soliti noti, non ti produce quella certificazione necessaria a vendere la corrente in surplus prodotta, reimmettendola nella rete, e si sa, l’energia non si può immagazzinare se non per piccole dosi e per un tempo relativamente breve. Non è per caso che seminare sul mercato diverse centinaia di nuovi impiantisti qualificati “forse” apre troppo gli occhi agli utenti e rompe le uova nel paniere a chi avrebbe trovato la gallina dalle uova d’oro e la vuole trattenere nel pollaio sino a quando l’opinione pubblica permane in un lucroso stato di ignoranza? A pensar male si fa peccato, ma tante volte… E poi, non può rimanere dentro i tasti di questo pc quest’ultimo aspetto. Un assessore al lavoro, che esercitò il mandato nel lontano 1993, fu il primo a rendersi conto che un paletto occorreva piantarlo in culo al sistema, e decretò il blocco delle assunzioni negli Enti. Qualcuno spieghi come mai, in regime di blocco, all’epoca gli operatori erano poco più di 5000 e dal 1995 al 2002 si incrementarono del 25% (e la spesa, pari periodo, del 60%). Oggi alcune stime dicono 7000 più una galassia di pseudo precari che orbitano alla bisogna di quel che occorre insegnare e quello che si trovano nei curricula, e i Direttori ad improvvisarsi veri alchimisti dei plannings ore/materie/docenti, tante asole per tanti bottoni, per far quadrare i conti. Adesso, l’assessore Incardona, difeso dall’On.le Carmelo Briguglio, è stato sconfessato (ed esautorato) dal Presidente Lombardo, che avoca a sé gli aggiustamenti del 2008. Invece di dar adito a chi propende che questa manovrazza sia stato solo un effetto dello shopping di preferenze pre-europee, occorrerebbe un po’ più di lungimiranza, pena di venir tacciati di chi è stato colto con le zampe dentro il vasetto di marmellata. Ma con quale criterio il nostro mega Assessore Regionale al Lavoro intendeva dare un volto nuovo al settore, senza una pianificazione annua a medio termine, fatta per obiettivi parziali, senza un disegno di legge credibile, spalmando lungo il suo mandato i “cambiamenti epocali” che necessitano e che probabilmente, anzi, sicuramente sono nelle corde di Incardona? Ma l’assessore frettoloso, finisce che fa sempre una formazione cieca.

G.Massimo Cicala


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